Piccoli uragani, grandi cuori: come aiutare i bambini iperattivi a farsi ascoltare e capire

by Eleonora
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Capita spesso che, quando un genitore si trova a dover fronteggiare la vivacità molto accentuata del proprio bambino, ha paura che si possa trattare di un comportamento anormale; però, per fortuna, non sempre è così.

In determinate fasi della loro vita, i bambini possono manifestare comportamenti particolarmente vivaci; in pratica non stanno mai fermi, mostrano una marcata incapacità ad applicarsi con costanza a una qualsiasi attività, sono instancabili e la loro energia sembra non finire mai.

Questi comportamenti, se da una parte evidenziano una grande curiosità e uno sconfinato desiderio di affrontare nuove esperienze, per cui sono un aspetto molto positivo della personalità, dall’altra fanno sorgere una sorta di preoccupazione nei genitori, che spesso non si sentono in grado di gestire correttamente l’esuberante vivacità del figlio.

Ovviamente, il problema principale che deriva, nella prima infanzia, da un’incontenibile vivacità è l’incapacità di stare fermi a scuola, dove i bambini sono costretti a rimanere fermi e silenziosi per periodi di tempo piuttosto lunghi.

I deficit dell’attenzione dipendono principalmente da un’esagerata energia degli scolari, chiamati spesso “bambini-terremoto”. Sono bambini sovente disattenti, non capaci di seguire le lezioni proprio a causa di un’ingestibile necessità di alzarsi dal banco per uscire dall’aula.

Anzi, questi comportamenti, nella maggior parte dei casi, si riscontrano anche in casa, dove i bambini, stressati dalle lunghe ore di scuola, hanno il bisogno impellente di scaricare le tensioni accumulate e non obbediscono ai genitori che, invece, li vorrebbero tranquilli e rilassati magari davanti alla televisione.

A un certo punto, per ogni genitore scatta un allarme che lo porta a chiedersi quando un’estrema vivacità diventa segnale di disagio comportamentale. È stato provato, attraverso numerose ricerche scientifiche, che il bambino iperattivo presenta una sintomatologia specifica che si differenzia molto da una semplice iperattività momentanea.

Infatti, è da ritenere importante, per la valutazione, la durata degli atteggiamenti di incontenibile energia del bambino; più precisamente, se il movimento continuo ha una durata limitata a qualche ora, oppure si manifesta saltuariamente, magari alternandosi a periodi di tranquillità, sicuramente non si configura l’ipotesi di un disturbo comportamentale.

Invece, quando accade il contrario, cioè quando il bambino non è in grado di controllare le proprie manifestazioni per lunghi periodi di tempo e l’attenzione, la concentrazione e la capacità d’ascolto risultano costantemente alterate e deficitarie, allora ci si trova davanti, quasi certamente, alla Sindrome da Deficit di Attenzione con Iperattività.

Questo disturbo, oltre alla vivacità, possiede molte altre manifestazioni come irrequietezza motoria, irritabilità, nervosismo, tendenza all’autolesionismo, incapacità a rimanere fermo in una stanza per un certo periodo di tempo, logorrea, poca concentrazione intellettiva, in grado di provocare anche ritardi nell’apprendimento e scarso rendimento scolastico.

Se si ha il sospetto che il proprio figlio manifesti comportamenti di questo tipo, è consigliabile rivolgersi a uno specialista che potrà indicare il percorso corretto da seguire per risolvere il problema.

È assolutamente fondamentale che non si confonda la vivacità, anche se molto accentuata, con l’iperattività, poiché la vivacità non è sintomo di problematicità, e soprattutto che non vengano assunti atteggiamenti punitivi nei confronti del proprio bambino, dato che si potrebbe solo peggiorare la situazione già abbastanza problematica.

Esistono alcune strategie da poter adottare con i bambini problematici, tenendo presente il fatto che non esistono bambini ingestibili, ma bambini che hanno bisogno dell’aiuto dei genitori.

Innanzitutto, non bisogna subito pensare che il proprio figlio sia veramente ingestibile. Infatti, solo in rari casi si può parlare di Sindrome da Deficit di Attenzione con Iperattività.

Molto probabilmente, l’impulsività e la vivacità che può manifestare il bambino possono essere causate da fattori scatenanti collegabili a problematiche scolastiche, a gelosie, a sensi d’inferiorità che soltanto un genitore può essere in grado di capire e di interpretare nel modo più corretto.

È necessario evitare di perdere la pazienza davanti a comportamenti apparentemente ingestibili. Bisogna pensare che alzare la voce, arrabbiarsi e innervosirsi possono mettere ancora più in crisi il proprio bambino che, al contrario, ha bisogno di calma, di serenità e di comprensione.

Infatti, quando si verifica una situazione in cui sembra davvero ingestibile, visto che il bambino non presta attenzione a quanto si sta dicendo, alzare il tono della voce non farà altro che destabilizzarlo maggiormente, spingendolo a chiudersi in una sua dimensione d’incomunicabilità.

Per cui bisogna mantenere la calma e rivolgersi a lui con voce pacata, senza alzare la voce né tanto meno urlare, in modo tale da infondergli un poco di tranquillità, contribuendo a diminuire la sua rabbia.

È naturale perdere la calma di fronte ad atteggiamenti provocatori del proprio figlio, soprattutto dopo che, per molte volte, si è cercato di sedare la sua ingovernabilità. Però la violenza porta altra violenza e le sculacciate e gli schiaffi non rappresentano mai la giusta soluzione per risolvere una situazione conflittuale con un bambino, il quale si sentirà ancora più nervoso e irritato.

La punizione fisica è sia inefficace che molto umiliante, quindi inutile; infatti, se il bambino obbedisce, lo fa unicamente per paura e non certo perché ha capito di aver sbagliato.

Bisogna sapere che ci sono occasioni in cui le punizioni vengono vissute dal proprio figlio come una violenza psicologica che può far aumentare la sua irrequietezza. Infatti, molti studi scientifici sono d’accordo nell’affermare l’importanza di un “rinforzo positivo” come incentivo al cambiamento di atteggiamento.

Potrebbe capitare che il bambino, posto di fronte a un genitore comprensivo anche se fermo sulle proprie posizioni, si trovi a dover riconsiderare il proprio modo di agire.

La privazione di qualcosa o di qualcuno (giocattolo preferito, programma televisivo, visita a un amico) non è un metodo molto efficace, poiché anche se sul momento sembra utile, nel lungo periodo innescherà una ribellione da parte sua.

Sicuramente un metodo efficace per gestire la rabbia e l’esagerata vivacità di un bambino è rinforzare i suoi comportamenti positivi mediante un premio. Così, se il bambino si renderà conto che comportandosi bene riceverà un premio, il desiderio di essere premiato lo stimolerà ad abbandonare quei comportamenti che lui per primo riconoscerà come sbagliati. Il collegamento psicologico “azione-reazione” assumerà pertanto il significato di una norma comportamentale.

Per poter aiutare efficacemente il proprio bambino a migliorarsi, un genitore deve cercare di ritagliarsi dei momenti da dedicare soltanto a lui. Bisognerà così instaurare un dialogo affettuoso e confidenziale, attraverso cui essere in grado di insegnargli anche a comportarsi bene, eliminando alcuni atteggiamenti ribelli e rabbiosi. Se si approfitta dei suoi periodi di calma, quando è ben disposto all’ascolto, si potrà gestire al meglio la sua irrequietezza e lo si farà sentire importante agli occhi del proprio genitore, poiché sarà l’interlocutore di un discorso dedicato esclusivamente a lui e alle sue esigenze. Così facendo, il bambino si sentirà protagonista dell’attenzione del proprio genitore, mostrandosi tranquillo e soddisfatto.

È fondamentale essere coerenti per farsi rispettare. Se viene stabilita una regola, bisogna farla rispettare senza cambiare idea soltanto perché in quel momento non si ha voglia di impegnarsi. Di fronte ai capricci è molto facile lasciar perdere e accontentare il proprio figlio pur di farlo tacere, interrompendo le sue eventuali lamentele. I bambini riescono a diventare molto snervanti, ma la coerenza, la fermezza e la serenità sono fattori utili affinché il bambino si convinca a comportarsi nella maniera giusta.

Effettivamente far rispettare alcune regole può diventare un’impresa estenuante, ma per maturare il bambino ha bisogno di qualche “no”, che deve diventare un punto fermo a cui fare riferimento. Un genitore deve essere autorevole, anche se non autoritario, per poter gestire anche gli aspetti caratteriali più impegnativi del proprio bambino.

Il genitore deve essere chiaro e comprensibile nel momento in cui rimprovera il bambino a causa di alcuni suoi comportamenti errati. Quindi, se si impongono delle regole, queste devono essere adeguate al contesto e all’età del bambino; se sono impossibili da realizzare, l’unico risultato che si ottiene è quello di disorientarlo inutilmente. È molto importante che ogni regola abbia una chiara motivazione educativa facilmente comprensibile per il bambino che, in caso contrario, la vivrebbe come un’inutile e crudele imposizione.

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